domenica 17 novembre 2013

"Racconti di una ragazza cinese"

Studiando antropologia, sociologia, teorie e modelli delle differenze di genere,ecc., mi sono spesso imbattuta nel tema dell'immigrazione, un aspetto della quotidianità ormai diffuso in tutto il mondo, a me "estraneo" fino a quando non mi sono ritrovata in camera con una ragazza cinese.
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Han, così come si fa chiamare perchè il suo vero nome è troppo difficile da pronunciare, ha 21 anni e da 2 anni e mezzo si è trasferita in Italia per studiare "Economia del Turismo" a Rimini. Vedendo le difficoltà che ha nel preparare ogni singola materia, soprattutto per via della lingua (passa ore e ore a tradurre in cinese ogni capitolo da lei studiato), la prima domanda che spontaneamente le ho fatto è stata: <Perchè sei venuta in Italia, un paese così lontano e diverso dal tuo, per studiare? Non ci sono università in Cina?>. Lei con il sorriso sulle labbra mi ha raccontato che le università italiane, soprattutto quella di Bologna, in Cina godono di un ottimo prestigio; l'educazione che le nostre università offrono è molto più elevata rispetto quella loro. Inoltre,mi ha detto che in Cina è molto più difficile entrare in un'università a causa, secondo lei, della sovrappopolazione.
Anche in Italia,riuscire a far parte di un corso di studi, nel suo caso economia, non è semplice. Dice:<Prima di iscrivermi all'università ho dovuto superare un esame di lingua italiana. Ho studiato l'italiano dapprima sei mesi in Cina e poi altri sei mesi a Siena all'"Università per Stranieri". Dovevo superare quattro esami: A1, A2, B1,e B2. Io ho superato con successo gli esami e mi hanno rilasciato un attestato grazie al quale sono riuscita ad iscrivermi all'Università di Bologna>.
Da lì, ho iniziato a farle una serie di domande senza sosta, del tipo:<Come ti trovi in Italia?>, <Ti mancano i tuoi familiari e i tuoi amici?>, <Ogni quanto tempo torni in Cina?>, ecc. e lei, con allegria, mi ha detto che ama l'Italia. Innanzitutto, perchè per le vie della città riesce a passeggiare tranquillamente senza che nessuno la spinga o le tagli la strada (in Cina le vie sono sempre troppo affollate); adora il nostro cibo (la pasta e la cioccolata) e il "sole" che, a parte quando piove, <illumina le giornate>. Una cosa che mi ha colpito nel suo "elogio all'Italia" è che, nonostante fosse di religione buddista, va matta per il natale, in particolare per l'atmosfera di festa che si respira. A tal proposito, mi ha raccontato che l'anno scorso, durante le vacanze natalizie, anche lei, in Cina, ha fatto l'albero di natale e ha addobato la casa con festoni e immagini di babbo natale.
Purtroppo, quest'anno deve limitarsi ad osservare le vetrine decorate dei negozi di Rimini: tornare a casa non è così semplice; il biglietto costa troppo e le ore di viaggio sono faticose (13h se riesce a trovare un volo diretto). Per questo motivo torna a casa una volta l'anno, di solito ad agosto.
Ciò che più le manca della Cina sono i suoi genitori e in particolare "l'essere viziata" da loro: <mi manca chi mi fa da mangiare, chi mi lava i vestiti e chi mi fa da sveglia la mattina!!>.

2 commenti:

  1. Ciao Anastasia:) molto carino questo tuo post. é interessante vedere anche come gli altri ci guardano, o considerano il nstr paese.

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  2. Verissimo Elettra! E' bello soprattutto vedere che c'è qualcuno che in Italia ci viene e si impegna, per poi (se non ho capito male) tornare nel proprio paese con un bagaglio culturale ricchissimo...
    Grazie Anastasia anche per esserti informata sulla vita di un'altra persona ed averla condivisa con serenità e senza giudizi e pregiudizi!

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